Area, "Event '76" (1976)

Event L’esibizione nell’aula magna dell’Università Statale di Milano, avvenuta il 27/10/1976, e documentata nel live indicativamente intitolato Event ‘76, è soltanto uno dei numerosi “eventi” culturali che hanno visto protagonisti gli Area in quell’anno decisamente florido, dal punto di vista artistico, per la band, nonostante le temporanee defezioni di Tavolazzi e Capiozzo. Nel bel mezzo delle registrazioni di quel “progetto- concetto di fanta- socio- politica” che prenderà il nome di Maledetti, agli Area si presenta l’occasione di suonare alla Statale, occupata, con il prezioso accompagnamento di due jazzisti di grande fama come Steve Lacy ai sassofoni e Paul Lytton alle percussioni. Il clima era a dir poco incandescente, e la platea si gonfiò presto di pubblico e, soprattutto, di musicisti ed esperti di jazz, attratti più che altro dalla presenza di Lacy e Lytton: gli Area decisero di “stupire” il pubblico accorso presentando una performance sui generis, un’esibizione unica e decisamente particolare in luogo di un più comune set di canzoni. D’altro canto, come lo stesso Demetrio ricorda in una ben nota intervista di Massimo Villa, “[…] questa era una cosa molto particolare, che si fa una volta, forse, nella vita, con questi due musicisti che sono di passaggio qui (quindi un indomani magari non ci saranno); abbiamo recuperato questo frammento dal disco Maledetti che si chiama Caos, l’abbiamo prolungato un pochino e l’abbiamo proposto” (Domenico Coduto, “Il Libro degli Area”). In sostanza quindi gli Area proposero una versione estesa e ancor più estrema di Caos (Parte II), lo stesso brano che chiuderà Maledetti, proposto spezzato in due parti sul cd di Event ‘76, e un pezzo totalmente improvvisato che darà il titolo a questo inconsueto disco live. Sul palco, una disposizione non consueta: là dove avrebbe dovuto trovarsi la batteria di Capiozzo si potevano osservare percussioni ed oggetti vari, che di lì a poco avrebbero costituito gli strumenti di Lytton; al posto del Rhodes di Fariselli, e dei suoi sintetizzatori, un pianoforte preparato (non dimentichiamo che il 1977 vedrà la pubblicazione di Antropofagia, primo lavoro solista di Fariselli, nel quale l’uso dello strumento preparato troverà largo spazio); poi Lacy, col suo sax soprano, Tofani con chitarra e onnipresenti synth e Demetrio, con la sua incredibile voce. La serata era piovosa, e questo non è un dettaglio secondario. Dunque gli Area si presentarono sul palco intenzionati a replicare Caos (Parte II), seguendo l’invito di Cage ai musicisti ad improvvisare senza seguirsi gli uni con gli altri, suonando tutti insieme ma ciascuno separatamente dagli altri fino a spingersi molto oltre i confini del free- jazz, in territori largamente inesplorati dove l’improvvisazione potesse finalmente liberarsi da tutti quei topos che, nel tempo, avevano finito per ingabbiarla fino a negarne l’essenza stessa di “momento di libera espressione”: Event ‘76 documenta la ricerca di liberazione del musicista nel momento dell’improvvisazione. Ad ogni musicista vengono affidati cinque bigliettini, recanti ciascuno cinque stati di banalità emozionale da rappresentare col propri strumento indipendentemente dagli altri, “ipnosi, silenzio, violenza, ironia e sesso”: allo scoccare di tre minuti (diversamente da quanto avveniva nel disco Maledetti, nel quale ogni rotazione durava circa 90 secondi), i musicisti dovevano cambiare bigliettino e passare ad interpretare il successivo stato ivi descritto. Ne uscì fuori qualcosa di "assurdamente strano": sonorità improbabili delle percussioni, metalliche, quasi “industriali”, a tratti; suoni sintetizzati da Tofani che fanno da tappeto o si ergono, schizzando in tutte le direzioni; il pianismo inquieto di Fariselli, con i timbri del piano acustico sporcati dalla “preparazione” dello stesso con viti, chiodi e quant’altro; i sussulti ora melodici, ora sporchi del sax di Lacy e la voce, calda e mai “immobile”, ma sempre dinamica e “aperta”, di Demetrio, che si produce in vocalizzi estremi e avventurosi. Dicevo degli ombrelli, dettaglio non secondario: in effetti il pubblico accorso si attendeva probabilmente un concerto più canonico, con la proposta dei pezzi forti della band, da Luglio, Agosto, Settembre (nero) in giù, e trovarsi di fronte a questo strano esperimento dovette lasciare disorientata buona parte delle persone presenti. Pare che il pubblico iniziò ben presto a rumoreggiare, intuendo come la situazione non volgesse al meglio (ma qui invito tutti a leggersi lo spassosissimo resoconto della serata fatto da Fariselli sul suo sito personale, che troverete tra i link in fondo a questo post), salvo poi rassegnarsi e in qualche modo iniziare persino a collaborare, battendo i piedi come supporto alle ritmiche o aprendo e chiudendo a tempo i famosi ombrelli di cui poco fa: in qualche modo l’esperimento degli Area (probabilmente per sfinimento, ma tant’è), era riuscito a superare e rompere la barriera tra i musicisti sul palco ed il pubblico, un po’ come accadeva nella perfomance di Caos (Parte I), solo nella maniera opposta, quella testimoniata dalle modalità espressive di isolamento dei musicisti sperimentate in Caos (Parte II). C’è da credere che comunque gli Area si divertirono alquanto durante quella serata, e la scelta di presentarla su disco fu quantomeno coraggiosa, dato che questo Event ‘76 non si presenta certo come un prodotto di facile consumo: d’altro canto, la Cramps ci ha sempre abituato alla costanza con la quale ha saputo proporre al pubblico esperienze discografiche significative per quanto difficili, sacrificando spesso proprio l’aspetto economico. Sul momento, questo non sembrò essere un grande dramma. Negli anni a venire però, con la morte di quel Movimento ribattezzato proletariato giovanile (e il suo funerale al Festival di Parco Lambro del ’76), l’aumentare dei costi di gestione e il progressivo venir meno delle occasioni per la band di esibirsi dal vivo (uniche reali occasioni di guadagno, tra l’altro, perché si deve pur mangiare e va detto che i dischi degli Area, per quanto avessero un proprio pubblico di affezionati supporter, non vendevano certo quanto altre operazioni commerciali, già all’epoca), anche l’aspetto economico diverrà motivo del distacco della band dalla sua storica etichetta. In mezzo tra questa gravosa separazione ed il momento della registrazione di Event ‘76 ci sono ancora Maledetti, un tour (partito dal Teatro Uomo) accompagnato ad un “Greatest Hits” molto particolare, Anto/logicamente, contenente per lo più i pezzi maggiormente trascurati della band nei precedenti album, una pioggia di lavori solisti (Indicazioni, l’eccezionale opera seconda di Tofani, e il già citato Antropofagia di Fariselli) e purtroppo, all’alba del nuovo rapporto di lavoro con la CGD, etichetta “alternativa” della major Ascolto, la defezione di Tofani, sempre più interessato a proseguire nel suo nuovo cammino spirituale, affrontato con la consueta ricchezza d’animo e generosità. Event ‘76 in qualche modo chiude un’epoca, aprendo una del tutto nuova, almeno per gli Area: è un peccato che l’invito dei musicisti non sia stato colto e sviluppato negli anni, e chissà dove avrebbe potuto condurre. Restano le parole di Tofani, al microfono di Villa, a restituire l’emozione e le aspettative di quella serata: “Io mi sono divertito tantissimo, è stata un’esperienza interessantissima suonare con Lacy e Lytton ed è ovviamente chiaro che questo tipo di musica presenta delle difficoltà per quanto riguarda il pubblico, però bisogna iniziare una buona volta a farle, quindi secondo me va benissimo” (Coduto, op. cit.); ai nostri occhi, noi spettatori di un mondo musicale ridotto all’ombra di se stesso e ad una mera ombra dell’Arte, resta soprattutto l’amara attestazione che Cage fece a suo tempo, dopo aver dato quell’ormai noto “suggerimento” che sta alla base di Caos (Parte II), e cioè che “è difficile essere liberi”.

Riferimenti bibliografici e teorici: Gianpaolo Chiriacò, "Area. Musica e Rivoluzione", Stampa Alternativa, 2005; Domenico Coduto, "Il Libro degli Area", Auditorium Edizioni n. 35, 2005.

Approfondimenti: innanzitutto, dalle pagine del sito di Patrizio Fariselli è possibile leggere il famoso “resoconto” della serata citato nel testo, cliccando qui. Questa, invece, è l’unica recensione che sono stato in grado di reperire in rete. Buona lettura

Una risposta a “Area, "Event '76" (1976)”

  1. Ho un brutto rapporto col PC di questi tempi, per cui ho letto in ritardo questo eccellente post.

    C’ero anche io quella sera, dietro le quinte del palco, dalla parte di Paul Lytton.

    Non era il punto migliore per ascoltare il concerto nel suo insieme, ma io ero ipnotizzato da questo straordinario percussionista; vi assicuro ch viti e bulloni non erano solo nel piano di Fariselli, ma sparsi in abbondanza intorno alla batteria (???) di Paul, il quale con le bacchette le colpiva a terra facendole a volte (e a volte pericolosamente) schizzare all’intorno con qualche tentativo di colpirle in volo.

    Il tutto con una mimica facciale e corporea irresistibilmente divertenti.

    La musica nel suo insieme l’ho sentita veramente solo quando uscì il disco.

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