Consigli musicali per questi ultimi scampoli d'estate: "Thick As The Summer Stars", Ka Mate Ka Ora

Chi legge questo blog per interesse, passione, distrazione o quant’altro, già conosce i Ka Mate Ka Ora: li abbiamo incontrati per la prima volta lo scorso anno, con il loro demo cd omonimo. Nel frattempo il trio di Montale, sulla scorta di un nuovo singolo, Calm Down, ha pubblicato, lo scorso 12 giugno, il primo album vero e proprio, intitolato Thick As The Summer Stars, con il fondamentale supporto del noto produttore americano Kramer (Robert Wyatt, Low, etc.) in fase di mastering. Sono passati i mesi, e ho avuto l’occasione e la fortuna di conoscere personalmente questi musicisti e assistere a numerose loro esibizioni dal vivo, nelle più svariate occasioni: è per questo che oggi non scriverò una recensione, come al solito, non sarebbe… “deontologico”, credo, ammesso che ancora termini come questo significhino qualcosa. Tuttavia voglio spendere alcune parole per questo disco, che ho avuto la fortuna di poter ascoltare molto in anticipo sui tempi della sua uscita e che mentirei se non ammettessi avere un grande significato per me, nella speranza di spingervi ad ascoltare, a capire, ad amare questa musica, così com’è stato per me. Thick As The Summer Stars, “brulicante come d’estate le stelle”, nella traduzione che Ungaretti fa del verso di Blake contenuto in “Europa: Una Profezia”: questo album brulica di vita, di momenti luminosi e di visioni meravigliose, fin dall’apertura con la già nota Pony’s Broken Leg e la sua melodia sommersa sotto una tempesta di feedback, una gestione sonora degli spazi all’interno della canzone che si può considerare un marchio di fabbrica dei Ka Mate Ka Ora, nell’alternanza di momenti di pieno a momenti, invece, quasi atmosferici, di vuoto; Pony’s Broken Leg è una prima visione, introduttiva, lenta e catartica quanto basta per guidare l’ascoltatore verso All Around, la prima novità rispetto al demo cd, possente fin dal suo inizio, come squarciasse un muro o tentasse di bucare un cielo freddo e lontano, cantata a due voci (presumo…) da Stefano Venturini e Alberto Mariotti, che magari conoscerete meglio come Samuel Katarro, guest star di lusso in questo (come nel precedente) lavoro della band di Montale. Personalmente mi piace immaginare questo album come una strana collana di perle, ognuna bellissima ma tutte estremamente diverse tra loro, ad uno sguardo approfondito: la già citata Calm Down ci offre poco più di tre minuti in bilico tra l’evocazione e la tempesta sonora, tra la dolcezza e una sottile, sempre più pervasiva malinconia, una piccola summa del sound di questo gruppo; Draw A Straight Line And Follow It dieci minuti di minimalismo aggiornato all’era del post-rock, come alcuni lo chiamano, un piccolo saggio sulla lentezza, una cellula ritmico- melodica ripetuta ed arricchita ogni volta, un brano che somiglia ad una “song in progress”, fatta di esplosione e rarefazione, che prelude allo strumentale Shaving Anti- Clockwise, carico di rumori d’ambiente e con un sound atmosferico che farebbe l’invidia di molta gente, quasi quattro minuti di una strana, sospesa poesia, capace di suggerire e lasciar sognare, uno dei momenti che preferisco nell’album; Kid Song ripropone ancora l’idea del pieno-vuoto che sottende tutta la musica dei Ka Mate Ka Ora sin dalla semplice melodia iniziale, accarezzata dai cori e graffiata dalle distorsioni, onnipresenti; Bonnie è sempre splendida nel suo aprirsi tra una parte iniziale di basso e (poca) chitarra, accompagnati dalla batteria, e un finale carico di riverberi e distorsione, un feedback esplosivo che lascia trasudare scampoli di melodia. Il pezzo che conclude questo album, poi, è ancora qualcosa di nuovo ed è a suo modo un piccolo capolavoro: Rain Is Coming Faster vive su pochi suoni, un arpeggio di chitarra e una batteria ridotta all’osso, una base su cui cresce il testo, recitato da Michelle Davis, altra guest star dell’album. Il brano ha qualcosa di magico, qualcosa di ipnotico come un cielo nuvoloso, gonfio di pioggia, o come il suo esatto contrario, quel cielo estivo brulicante di stelle, il cielo di un’estate confusa e lontana, e mentre la melodia tracciata dalla chitarra si avvolge su se stessa e la testa gira, tutto appare, per un attimo, più chiaro. La verità? È estremamente difficile cercare di restituire in poche parole la leggerezza e la grazia della musica, e il suo significato e la sua profondità, e quindi mi tocca fare ammenda e scusarmi per i miei limiti. Però credo di affermare qualcosa di vero paragonando questo album e la splendida musica che contiene alla poesia, o a quanto di più vicino ad essa possa essere restituito in musica. Basta avere la pazienza che serve per apprezzare le cose che non sono facili, e tutto sarà più chiaro. Quindi questa non recensione, che forse assomiglia anche troppo ad una delle mie solite recensioni, serve soltanto a dare un consiglio a tutti, quello di non farsi sfuggire l’occasione, perché Thick As The Summer Stars brulica di bellezza e splendore e sarebbe un peccato non fermarsi quanto basta per prender parte della sua lenta, inesorabile, catartica magia.

Vi segnalo la pagina MySpace della band, dove potrete ascoltare alcuni estratti dall’album e anche il singolo contenuto nell’ep Bukkake!, progetto promozionale che va a creare una rete tra esperienze musicali, artistiche ed umane accomunate dalla vicinanza geografica… ma non solo. Buon ascolto!!

2 Risposte a “Consigli musicali per questi ultimi scampoli d'estate: "Thick As The Summer Stars", Ka Mate Ka Ora”

  1. Ciao Hias, bel post, e molto interessante.

    spero tu abbia passato delle ottime ferie 🙂

    Buon week end

    Ciaooooo

  2. Ciao! Sono contento che il post ti sia piaciuto, dai un’occhiata anche alle pagine dei link, chissà che queste sonorità non ti affascinino a tua volta, come successo a me…

    A presto!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.