"Dialettica Di Un Periodo Di Transizione Dal Nulla Al Niente", V. Pelevin

La bellezza salverà il mondo, e l’affiderà al grande business!


Ti chiami Stëpa Michajlov, hai una fame incontenibile di spiritualità che ti spinge a votarti all’adorazione di un numero, il 34, hai un’amante, Mjus, che lavora nella tua banca impegnata nel riciclaggio di denaro, filologa anglosassone, che nell’intimità ti convince ad identificarti col Pokemon Pikachu, e un antagonista banchiere omosessuale, di nome Sederaev, che sembra essere inquietantemente votato al tuo numero sfortunato, quel 43 che è il contrario del tuo amato 34. Se a tutto questo aggiungi che stai per compiere 43 anni, e dunque per giungere all’anno che dovrebbe essere massimamente sfortunato per la tua intera esistenza in un paese, la Russia odierna, che non si sa se giudicare decisamente in ascesa o in un qualche genere di bizzarra discesa, eccoti dentro Dialettica di un periodo di transizione dal nulla al niente, un romanzo dello scrittore russo Viktor Pelevin, uno dei più amati in patria, violenta e divertente satira che coinvolge nella sua condanna tutta la società russa post- 1989, dai mafiosi ai servizi segreti, dal riciclaggio di denaro ai meccanismi di potere e dominio alla figura, onnipresente e un po’ inquietante, di Vladimir Putin.
La vicenda personale di Stëpa (descritto come “figlio ideale dell’idiota dostoevskiano che attraversa incauto il bosco della nuova favola russa, cadendo in tutte le trappole delle bestie che lo poplano”) si svolge dunque in un’intricata rete di affari e politica che non è nient’altro che lo specchio dell’attuale società occidentale (e anche di quella che, probabilmente, occidentale aspira ad essere, come appunto la società russa), una rete nella quale è difficile difendersi e nella quale sempre più aumenta il bisogno di spiritualità (indotto e niente affatto reale nel 90% dei casi) cui assistiamo ogni giorno, bisogno cui per l’appunto il banchiere protagonista dell’opera sopperisce votandosi ad una stramba numerologia che guida ogni suo gesto, dalla vita sessuale e privata a quella lavorativa (il banchiere gioca in borsa basandosi sui “segnali” inviatigli, in maniera del tutto astrusa, tra l’altro, dal suo numero favorito, il 34), mescolata con una vaga spiritualità pseudo- orientale, inculcatagli da Prostislav, sorta di sua guida spirituale, nella forma della lettura del Libro dei Mutamenti ossia I Ching, testo sacro nel quale Stëpa cerca conferme del suo credo personale. Questo bisogno di spiritualità che sembra travolgere la modernità, la ricerca di una nuova spiritualità, una ritrovata necessità di fede è solo il primo dei topos delle nostre società a venire a sua volta travolto e dileggiato nel testo: Dialettica di un periodo di transizione dal nulla al niente è un libro difficile anche perché non fa nient’altro che quanto suggerito dal titolo, e cioè condurci dal nulla nel quale quotidianamente sguazziamo (in Russia come altrove, aggiungo io) al niente che si nasconde dietro questo nulla, che si tratti di pseudo spiritualità con la quale lavarsi, metaforicamente ma non troppo, l’anima, di eccesso mascherato da profondità ed intellettualità bohemien, di riciclaggio di denaro verso paradisi fiscali offshore mascherato da attività bancarie rispettabili, di interesse nascosto dietro anche al più banale e (si suppone) sincero gesto d’amore. La visione di Pelevin è a dir poco oscura, per quanto divertita (e divertente), e la sua Dialettica… in realtà non conduce il lettore in alcun dove, se non in un luogo nel quale assume enorme chiarezza la nostra condizione di vessazione psicologica e massmediatica, nel bombardamento continuo di cultura pop della più bassa estrazione che serve a farci sentire tutti quanti parte di un meccanismo del quale non sapremmo mai e poi mai spiegare il funzionamento e dal quale, pur volendosene sentire ad ogni costo parte, non sappiamo fare a meno di cercare di difenderci in ogni modo che ci è possibile (si prenda ad esempio uno dei tic del banchiere omosessuale Sederaev il quale, prima di intrattenere incontri “a luci rosse” nei night club, dispone sotto l’occhio attento delle telecamere a circuito chiuso un ritratto di Putin, per impedire che i video di questi stessi incontri diventino di dominio pubblico, rovinandogli la carriera: contenendo immagini del Presidente, infatti, questi video non potranno esser fatti circolare, dato il contesto e la cattiva luce che getterebbero sulla Sua persona). Un mondo di idiozie, piccole e grandi, di violenza e sopraffazione, di promesse non mantenute e parole prive di significato nel quale sopravvivere più o meno come si può, in una zona d’ombra nella quale è facile diventare bestie più che esseri umani, inseguendo la convenienza e, soprattutto, cercando di tener cara la pellaccia, come fa lo stesso Stëpa nel corso della vicenda, che non voglio rovinarvi raccontandola in questa sede. Un libro che parla di un periodo di transizione comune a tutti quanti noi e quindi, per quanto a tratti difficile, assolutamente consigliabile.

“Da dove viene questo servilismo che si annida nell’anima dell’uomo russo, questa soggezione genetica nei confronti del potere? Non si capisce. La cosa più buffa è che noi stessi la conosciamo bene, questa nostra caratteristica. Abbiamo persino imparato a pronunciare la parola mentalità. Solo, dov’è che va a finire ciò che capiamo sulla nostra mentalità, quando questa stessa mentalità si attiva davanti al primo sbirro che fischia? Diceva il poeta Tjutčev che non si può comprendere la Russia con la mente. E perché mai? È molto semplice. Quando quella cosa comincia a muoversi dentro, la mente se ne parte per Baden- Baden. Quando invece va in vacanza quella cosa, la mente ritorna e fa finta di niente e se ne va in giro a dire che qui da noi è proprio Europa, tale e quale, solo che gli orsi sono bianchi. Chiunque sia nato da queste parti capisce tutto fin nei minimi particolari. Ma ci casca anche lui completamente… C’est la vi-ltà.”

2 Risposte a “"Dialettica Di Un Periodo Di Transizione Dal Nulla Al Niente", V. Pelevin”

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