"Ret Marut Handshake", Alva Noto & Blixa Bargeld

Per scivolare dentro Ret Marut Handshake, ep uscito lo scorso giugno per la Raster- Noton, potreste iniziare con l’immaginarvi una serie di suoni glitch, click e distorsioni, fruscii di fondo e rumore bianco che incontrano la voce-rumore per eccellenza, una voce che ha attraversato gli ultimi trent’anni passando dal punk industrial devastante degli esordi per giungere, oggi, a quello che pare non poter essere definito altrimenti se non neubauten- pop, per l’originalità, la riconoscibilità e la ricchezza degli spunti che offre: scoprirete che dietro questo breve ep (cinque sole tracce, ma che lasciano il segno) e dietro la sigla anbb, si nascondono “semplicemente” il mago dell’elettronica glitch  e grande sperimentatore Alva Noto (al secolo Carsten Nicolai, uno di quegli artisti che difficilmente avrei conosciuto se non fossero intervenuti fattori esterni sotto forma di “caldo consiglio”, in ossequio al detto per il quale “non si finisce mai di imparare”… e per fortuna, aggiungerei!) e Blixa Bargeld, voce e cuore degli Einstürzende Neubauten. Con lo scorrere del tempo, e l’accumularsi degli ascolti, inizierete ad entrare nel mondo scarnificato di Ret Marut Handshake, nell’astrazione folle delle sue sonorità glaciali, e riuscirete a godere dei momenti di alienata improvvisazione che sembrano pervaderlo: ma non accadrà troppo presto, perché come ogni cosa bella anche questi pochi minuti di musica si concedono con difficoltà. La title- track stabilisce la cupezza delle atmosfere dell’intero lavoro: la voce, simile a uno strappo e pericolosamente sospesa sul labile confine col rumore, si staglia su sonorità ambientali che lasciano presto spazio, tra glitch e rumori di fondo non meglio precisabili, a una danza inquietante e implacabile. One, cover di un noto brano del songwriter americano Harry Nillson (e già presente, in una versione firmata dalla cantautrice americana Aimee Mann, nella colonna sonora del film Magnolia di Paul Thomas Anderson, uscito nel 1999), scorre scandita da un freddo bip digitale cui fa da contraltare la distorsione al calor bianco degli strumenti ritmici e la profondità della vocalità di Bargeld. Quello che realmente sconvolge, nel breve spazio di questo brano, è la capacità, pur nella ricercata desertificazione di forme e strutture musicali consuete, di coinvolgere con costruzioni ritmico- armoniche assolutamente seducenti e curate, elegantissime nella loro esplosiva violenza. Probabilmente, il solo ascolto di One giustificherebbe lo sforzo di procurarsi questo ep. La successiva Electricity Is Fiction, dotata di una base ritmica più marcata, si divide tra una sorta di delirante lezione di fisica (argomento: l’elettrone) snocciolata sullo sfondo delle battute iniziali del brano e un caleidoscopio di grida e gorgheggi di Bargeld su cui il brano va a spegnersi; Bernsteinzimmer ci presenta invece lo spettro di un ensemble di archi sbattuto contro un sottofondo turbolento, al limite del frastuono, che lascia spazio alla voce salmodiante di Bargeld in quella che, in questo contesto, potremmo definire un’intensa apertura melodica. Si chiude sulle note di I Wish I Was A Mole In The Ground, un classico del folk americano tramutato in una specie di filastrocca adagiata su una base di disturbi sonori, picchi improvvisi, fruscii angoscianti e “glitcherie” (se mi si passa il neologismo) assortite.
Certamente Ret Marut Handshake non è uno di quei lavori che si ascoltano en passant, senza impegno o attenzione: quel che c’è di bello in questa musica è che ti costringe ad ascoltarla, per poter effettivamente dire di esserci entrato dentro, di averla compresa o, a volte, semplicemente di non averla fraintesa. La desertificazione delle strutture musicali dei brani di cui sopra non è che lo specchio dell’epoca in cui viviamo; i suoni sintetici e freddi, gelidi nella loro distanza, sono la colonna sonora che accompagna i nostri passi ogni giorno; l’estraneità di una voce resa irriconoscibile, filtrata, “allontanata”, non è che l’estrema manifestazione di un vuoto che tutti conosciamo. Ret Marut Handshake è un’opera innegabilmente moderna e, contemporaneamente, è la negazione dell’idea di "moderno" che tutti noi abbiamo imparato ad accettare, una modernità intesa come velocità, fretta, superficialità: la musica di Alva Noto e Blixa Bargeld va coltivata con pazienza, lasciata crescere, libera di svilupparsi, allargarsi, contagiare, mescolare, insistere, insinuarsi. È una musica viva, e di musica viva non ne resta molta in giro. Nella loro fredda e (il)logica meccanicità questi suoni, a un ascolto superficiale tanto disturbanti da apparire repellenti, ci costringono a guardare davvero nella morsa fredda della disumanizzazione che stritola gli anni in cui viviamo: un algoritmo implacabile che sembra poter disporre di noi a suo piacimento, ma al quale in alcun modo dobbiamo/ possiamo arrenderci.

Per ascoltare qualcosa dell'ep, potete visitare il MySpace ufficiale del duo, e per qualche ulteriore informazione la pagina ufficiale sul sito della Raster- Noton. Buona lettura, e buon ascolto!

2 Risposte a “"Ret Marut Handshake", Alva Noto & Blixa Bargeld”

  1. Ciao Hias, non conosco questo artista, e prendo il tuo Post come un "caldo consiglio" per approfondire…
    Ciaoooo

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