Seconda recensione per "La Metafisica Degli Alberi"

Pubblichiamo di seguito il testo della seconda recensione ottenuta dal nostro ultimo album, "La Metafisica Degli Alberi". La recensione è stata scritta da Vittorio Formenti (al quale vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per la pazienza e la disposizione all’ascolto, dato che per noi è sempre importantissimo) per il portale BeatBopALula. Il testo nella sua pagina d’origine lo trovate cliccando qui. Buona lettura!!

Èos in antico greco rappresentava l’Aurora; non sappiamo se tale senso è mantenuto nel caso di questo interessantissimo progetto sperimentale, nato nel 2007 ad opera di Demetrio Scelta (basso, effetti) e Alessio Chiappelli (voce, chitarre, tastiere, effetti vari). La metafisica degli alberi è il loro secondo lavoro e si articola su due CD, di cui il secondo riporta cinque tracce bonus.

Il canone fondamentale dell’opera è il minimalismo a tema; tutti i brani si basano sulla reiterazione con variazioni lente ed impercettibili di una frase base ben riconoscibile, generalmente suonata con strumentazione acustica o elettrica e solo marginalmente integrata da effetti elettronici; le durate dei brani sono contenute in una media di quattro minuti e i temi variano in modo sensibile da un brano all’altro. Tutto ciò conferisce al lavoro una prima decisiva caratteristica: l’accessibilità all’ascolto. Il carattere sperimentale non deve spaventare; gli artisti intendono arrivare all’ascoltatore e ci riescono perfettamente.
Il secondo piano del lavoro è rappresentato dai testi, generalmente brevi e a volte addirittura scheletrici (come in Indifferenza); gli argomenti sono generalmente legati alla condizione di isolamento e solitudine nella quale il vivere contemporaneo ci porta, la metafisica degli alberi diventa una condizione ambita perché almeno si vive senza porsi domande (concetto tratto dalla poetica di Pessoa).
Anche qui gli artisti giocano molto bene il valore aggiunto della sintesi; oltre che alla brevità infatti le liriche sono ricchissime di frasi lancinanti, sciabolate veloci che lasciano il segno senza perdersi in retorica: “…come elefanti morire lontano ..”, “…l’amore è l’infinito abbassato al livello dei barboncini..”, “…le catene del benessere si fanno ogni giorno più strette…”.
I testi non sono cantati ma recitati o, meglio, esposti come un “reading”. Molte le influenze colte emergenti dal lavoro, da Rilke a Pollock, da Bukowski a Majakowski, ma anche diverse i richiami al mondo del rock d’arte, come i Radiohead o Nick Cave.
Il cd base è ampiamente esauriente da questo punto di vista, con brani dronici (Mantra), da teatrino dell’assurdo (Ma Voi Potreste?), algidi (Life in a Glasshouse), stravaganti (Una Poesia è una Città) fino a un crescendo finale dark (Estate nella città) e di ricapitolazione nel pezzo conclusivo, tra i più rappresentativi del lavoro (Oblivion).
Il bonus cd riporta brani forse più ostici, non di prima selezione rispetto al nucleo del lavoro; va ascoltato come complemento. Spiace doversi limitare ad un excursus di sintesi, il disco meriterebbe qualche considerazione in più. Sarà solo artigianato ma preferiamo considerarlo come un prodotto di “arte povera” inteso nel senso migliore del termine; uno dei pochi lavori sperimentali che ci sentiamo di consigliare a tutti.
(Vittorio Formenti, da www.beatbopalula.it)

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