Che Schifani non brillasse per indipendenza di pensiero, era risaputo…

Premetto che, ahimè, mi sono perso la puntatina di Marco Travaglio da Fabio Fazio, ieri sera. L’ho persa per vedere un brutto film, ma questa è un’altra storia: per fortuna, ero accompagnato da belle persone, altrimenti il fallimento della serata sarebbe stato inequivocabile quanto bruciante. Ad ogni modo, ogni volta che Travaglio va ospite da qualche parte, scatta la polemica (chissà perchè… che code di paglia, ‘sti politici): in genere, poi, chiudono il programma… e chissà che non avvenga anche stavolta nonostante Fazio, per non smentire la sua natura di ignavo, non abbia esitato a dissociarsi dalle parole dell’ospite. Intanto oggi, sui giornali, tuona Gasparri (fonte: CorrieredellaSera.it):
Maurizio Gasparri minaccia azioni politiche e penali e se la prende con il direttore generale della Rai Claudio Cappon. «Ancora una volta — tuona il presidente dei senatori Pdl — il cosiddetto servizio pubblico della Rai viene messo a disposizione, senza contraddittorio, dalla condotta diffamatoria di Travaglio. Le offese al presidente Schifani troveranno la giusta risposta nelle sedi giudiziarie ». «Ma il problema — continua Gasparri — investe i vertici Rai e in particolare il dg, il cui mandato per fortuna scade, per legge, tra 20 giorni. La vergognosa utilizzazione diffamatoria della Rai non può proseguire. Devono rendersene conto anche i consiglieri in scadenza ma ci auguriamo non scaduti in termini morali»
Insomma, i presupposti per un bel "repulisti" pare ci siano proprio tutti. Ma che è successo davvero? Ce lo spiega proprio Travaglio, con la consueta verve:
«Ho solo citato un fatto scritto già nel mio libro e in quello di Lirio Abbate, giornalista dell’Ansa minacciato dalla mafia e cioè che Schifani aveva avuto rapporti con persone poi condannate per mafia. È agli atti societari della Sicula Brokers fondata da lui, Enrico La Loggia, Mino Mandalà, condannato come boss mafioso, e Benny D’Agostino, condannato per concorso esterno. O si chiede conto a Schifani di questo o non si celebra Abbate come giornalista antimafia». «E poi, — continua — a Fazio ho spiegato che se dopo De Nicola, Pertini e Fanfani, ci ritroviamo con Schifani sono terrorizzato dal dopo: le uniche forme residue di vita sono il lombrico e la muffa. Anzi, la muffa no perché è molto utile»
Chissà come mai, mi domando, quando questa gente porta in tribunale Travaglio regolarmente perda la causa: forse qualcosa di vero, alla fin fine, c’è. Oppure sono Toghe Rosse tutti i giudici coinvolti in questi processi. Mah!
Ma la battaglia continua:
Gasparri rincara la dose: «Travaglio trae conclusioni arbitrarie. Schifani ha avuto a che fare con persone che 18 anni dopo sono state indagate. Di Fazio, megafono della calunnia, non vale la pena parlare ». L’ex ministro delle Comunicazioni insiste sulla necessità del «ricambio immediato in Rai»: «Gentiloni pensava di rinviare a settembre ma sarebbe una violazione. E Cappon non è stato garante di pluralismo e ha fatto tornare pessimi anche i conti». Paolo Ruffini, direttore di Rai Tre stigmatizza le dichiarazioni di Travaglio «gratuitamente offensive nei confronti della seconda carica dello Stato. Bene ha fatto Fazio a dissociarsi ». «Fazio non si è dissociato — corregge Travaglio —. E Ruffini pensi alle sue violazioni come la censura del programma di Sabina Guzzanti Raiot»

"Epuriam, epuriam…"
Ci aspettano cinque anni almeno di allegra censura. Colgo l’occasione per ringraziare chi ha votato centrodestra, permettendomi col proprio voto di sentirmi moralmente, spiritualmente ed intellettualmente superiore per almeno altri cinque anni. Grazie davvero.

Post Scriptum: per chi fosse interessato, ho reperito su YouTube i video relativi alla trasmissione di ieri sera. L’intera intervista è divisa in tre parti, raggiungibili cliccando qui (parte uno), qui (parte due) e qui (parte tre). Buona visione!

3 Risposte a “Che Schifani non brillasse per indipendenza di pensiero, era risaputo…”

  1. Ciao..sono una delle belle persone con cui eri al cinema e ti ringrazio delle tue parole.

    Travaglio vince le querele che gli fanno perchè parla di fatti veri, documentati solo che in questo caso quei fatti riguardavano una figura, ahinoi, “istituzionale” e quindi “intoccabile”

    Che altro dire se non che sono, come sempre, d’accordo con te!

    Ciao e stammi bene!

    quentin84

  2. Guarda, ho una rabbia addosso se penso a tutta questa faccenda… e poi mi tocca vedere le “scuse istituzionali” che hanno costretto Fazio a fare ieri sera. Non siamo diversi dai musulmani che mettono a ferro e fuoco le ambasciate per una vignetta su Allah o Maometto: tutti convinti che la libertà debba essere limitata dalla nostra sensibilità. Come appunti dici, trattasi di fatti documentati, accessibili a chiunque, solo che, finchè non arrivi in tv a parlarne semplicemente non esistono, e questo perchè l’italiano medio non legge libri, non legge giornali, non legge niente di niente ed è uso dare in appalto il cervello al miglior offerente (ho detto italiano medio, ma anche gran parte delle persone che studiano, che sono laureate o che hanno incarichi dirigenziali non sfuggono a questo ragionamento): appena in tv si apre bocca su un argomento scomodo scatta la caccia alle streghe (che peraltro poi è sempre utile per liberarsi dell’unica vera opposizione, che non è certo il PD), e giù querele, cause per diffamazione, processi etc. etc.

    Poi magari Travaglio queste cause le vince tutte, ma in tv lo dicono?? Certo che no, basta far credere che sia un bugiardo, un millantatore che fa disinformazione, e se questa immagine passa in tv diventa la realtà, anche se poi viene smentita dai fatti, dai tribunali, dalle sentenze. A loro basta far fare a chiunque dica la verità dei fatti la figura del bugiardo, al resto ci pensa l’inettitudine del telespettatore (in effetti credo dovremmo sostituire la dizione “cittadino” con quella, più pertinente, di “telespettatore”… e la colpa è solo nostra).

    Bah. Questa legislatura non è nemmeno cominciata e già non ne posso più.

    Ciao vecchio mio!

  3. Riporto due ulteriori commenti sulla vicenda, in particolare vi chiedo di prestare attenzione al primo dei due:

    Solidarietà a Travaglio da Articolo 21. «Non ho sentito la voce degli esponenti della destra né quella di alcuni dirigenti Rai (e non tutti di destra) all’epoca dell’editto bulgaro – dichiara Giuseppe Giulietti, parlamentare dell’Idv e portavoce dell’associazione Articolo21 -e neppure alcune settimane fa quando a reti semi-unificate è stato consentito l’elogio di Mangano (lo stalliere di Berlusconi condannato per mafia, ndr), senza contraddittorio alcuno o quando vi è stata un’esaltazione dei fucili padani, subito derubricata a goliardata da compiacenti “reggimicrofono”. In quel caso, ci fu un signorile silenzio tombale».

    «Esprimo solidarietà a Marco Travaglio perché ha fatto semplicemente il suo dovere raccontando quel che sono i fatti – scrive Antonio Di Pietro nel suo blog -. Episodi che non possono essere cambiati o taciuti solo perché, da un giorno all’altro, una persona diventa presidente del Senato oppure, e solo per questo, cancellare con un colpo di spugna la sua storia e il suo passato». Per Di Pietro, «un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio. Questo, semmai, deve essere fatto dai politici quando si confrontano tra di loro. Il cronista racconta come sono andati i fatti e paradossalmente vorrebbe dire che ogni qualvolta egli scrive o riporta la cronaca di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore».

    La fonte è l’Unità.it.

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