Consigli musicali per questi primi giorni d'autunno: "La Conseguenza Di Tutto", SUS e Simone Molinaroli

Pensate a quelle signore che si preparano all’ultimo giorno della loro vita tessendo cuscini da toilette per tema di tradire un interesse troppo vivo nel loro destino: quasi si potesse uccidere il tempo senza ferire l’eternità. La maggioranza degli uomini vive in quieta disperazione. Ciò che si chiama rassegnazione è disperazione rafforzata.
(Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei Boschi)


È con profondo interesse che mi sono avvicinato a questo progetto di Simone Molinaroli, poeta pistoiese, e dei S.U.S., band del mio “compagno di incursioni musical- sperimental- avanguardistiche” Alessio (che abbiamo già incontrato una o due volte sulle pagine di questo blog), che rappresenta, fatte le dovute proporzioni, un’intensificazione e una compiuta realizzazione di quelle che sono le istanze che vorrebbero animare lo stesso progetto musicale chiamato Èos di cui questo blog è una costola (la costola “parlante” o “scrivente”, per così dire…). Accanto alla vita che, inesorabilmente, scivola via ogni giorno senza che nessuno di noi sappia scegliere a cosa e a come pensare per nobilitarne i momenti apparentemente più vuoti e futili, e accanto ad entusiasmi sempre più freddi e secchi come foglie e rami morti, La Conseguenza Di Tutto dimostra che esiste ancora la resistenza di chi non si arrende alla “terribile assenza di poesia” già denunciata da Pier Paolo Pasolini, che ci precipita nell’abbrutimento, nel rincoglionimento televisivo e nell’estetica del già visto- già sentito- niente- mi- tocca- mi- annoio- e- credo- che- me- ne- resterò- qui- senza- far- nulla- a- lamentarmi- da- adesso- all’eternità. Innanzitutto parlare di questo breve ep (cinque brani in tutto) costringe a confrontarsi con quella che, a mio modo di vedere, dovrebbe essere l’essenza di ogni musica che voglia considerarsi Arte matura, e cioè la compenetrazione di Parola e Suono, Significato e Significante che non possono essere accidenti ma devono nascere, in armonia, accordo od opposizione che si voglia, seguendo un preciso intento comunicativo: siamo oberati da musica che non significa niente e da parole che, parimenti, hanno perso ogni connotazione, e la fusione originale di musica e poesia che Molinaroli e i S.U.S. ci propongono tenta di ovviare a questa situazione che non esiterei a definire disperata mettendo da parte tutto ciò che è superfluo e concentrando i mezzi e l’attenzione sul cuore vivo e pulsante delle liriche, testi poetici tratti dalle raccolte dello stesso Molinaroli Cani Al Guinzaglio Nel Ventre Della Balena e Il Crollo Degli Addendi. In effetti mi sembra riduttivo definire La Conseguenza Di Tutto semplicemente un “reading”, altra parola che va estremamente di moda ma che rischia, nella facilità con cui la si pronuncia, di perdere la sua ideale connotazione: qui c’è qualcosa di più che questo. Il basso pulsante e le distorsioni che dipingono panorami di desolazione e abbandono su cui si stagliano netti e potenti i versi declamati da Molinaroli, le ritmiche serrate e contratte che lasciano col fiatone ad inseguire la Parola, i riverberi e i suoni atmosferici e lontani, come di un mare freddo e piatto, una musica che sa essere incalzante quanto lenta, violenta quanto suggestiva, semplice quanto ricercata ed elegante; e ancora “l’invenzione che di due solitudini/ fa una festa feroce”, la definitiva affermazione dell’anestetizzato homo televisivus, per il quale l’orrore della vecchia storia dell’assassino che compare alla finestra man mano che completa un puzzle che scopre con crescente angoscia rappresentare la stanza nella quale egli si trova si trasforma in qualcosa di paradossalmente opposto, l’assenza di ogni emozione, e infatti “il terrore è scarico/ buonanotte”, e il “moto ondoso” dei ricordi e la sensazione di esser “nati lontano”, dove tutto è in qualche modo intonso e forse disinteressato, dove non siamo altro che “la dolorosa assunzione della verità”, dove “sceicchi affondano il culo in piscine senza senso”, un mondo così lontano eppure, allo stesso tempo, tanto vicino, il nostro mondo fatto di vite che scivolano via svicolando dietro un angolo, come se fossimo tutti un po’ “curve della strada”, per dirla con Pessoa, e come se si morisse ogni giorno un po’ nel rinunciare alla nostra umanità e, sapendo bene come questa sia la più assoluta tra tutte le verità, spegnendosi in uno sguardo che nega il mondo e gli Altri per affermare solo, con quella che Wallace avrebbe definito “modalità predefinita naturale”, l’irriducibilità del nostro personale egoismo. Mi risulta estremamente difficile parlare con consequenzialità di un progetto che ha saputo ridestare in me numerose considerazioni, e forse a chi dalla musica si aspetta solo Intrattenimento, Emozione (altra parola fastidiosamente abusata), colonna sonora di un momento più o meno speciale della vita o quant’altro, probabilmente queste parole suoneranno ampollose, strane e, in ultima analisi, noiose e superflue. Ma questi cinque brani ci insegnano qualcosa di più: ci insegnano che dall’incontro- scontro tra la Melodia e la Poesia, tra il puro Suono e la Parola può scaturire un mondo diverso, nuovo, e uno sguardo aperto su questo mondo, un’alternativa a tutto quanto c’è di più gretto e piccolo e grigio, e la speranza di poter realizzare questa alternativa, con la forza, l’impegno, la passione, il cuore. Mi rendo conto di come certe parole, quali ad esempio la parola “impegno”, al giorno d’oggi e specialmente quando si parla di musica possano sembrare fuori luogo, pretestuose, e lascino immaginare solo proposte pseudo- intellettualoidi prive di valenza concreta, quasi che uno sguardo lucido e critico sulla realtà fosse qualcosa da rifuggire a vantaggio di un mondo di plastica e palloni gonfiabili, carico di colori stordenti nelle loro tonalità metalliche, “carico di letterine”, di cantanti che emergono da programmi televisivi sberciando più o meno a caso in un microfono, del vecchio tubo catodico che oggi sembra unica fonte creatrice di realtà, come se l’unica aspirazione degna e condivisibile fosse quella alla “libertà di essere tutti sovrani dei nostri minuscoli regni formato cranio, soli al centro di tutto il creato” (sempre con le parole del buon vecchio David Foster Wallace), di spegnersi e lasciarsi esistere in background, come quando il mio pc cerca di fare la scansione antivirus preoccupandosi di “non disturbare” ogni altra possibile, preziosa attività. “La conseguenza di tutto è tutto/ & le parole hanno confini desolati/ & sceicchi affondano il culo in piscine senza senso/ & autostrade morte/ & sole a scacchi./ Ma di colpa non ne hanno le parole.”: le Parole non hanno colpa, e di Parole oggi c’è tanto bisogno, di Parole nuove, di nuove associazioni tra le idee; in altre parole (e scusate il bisticcio) oggi ci manca tanto la Poesia, come mancava ai tempi in cui Pasolini pronunciò quella frase. La Conseguenza Di Tutto tenta coraggiosamente di rispondere a questa “terribile assenza di poesia”, e a me non resta che sperare che anche altri tentino, a loro volta, di farlo, senza rassegnarsi a quella che Thoreau definiva una “vita di quieta disperazione”, senza cullarsi nella sensazione ingannevole che niente serva e tutto sia parimenti inutile, tradendo in un nichilismo senza scopo la grande lezione del Pensiero e dell’Arte che da Nietzsche a Pollock arriva fino ai giorni nostri. Nella poesia di Molinaroli c’è forza, c’è impegno, passione, cuore, e la consapevolezza che “di colpa non ne hanno le parole” e, anche se “il pensiero dà fastidio”, che “abbiamo tutti amato/ qualcosa che non esiste”: ed è per questo che oggi siamo qui. E da qui, occorrerà ripartire.

Vi lascio alcuni link interessanti: per quanto riguarda Simone Molinaroli, qui trovate la sua pagina personale sul sito dell’associazione culturale AssCultPress, qui la pagina della stessa associazione, "progetto culturale-editoriale-esistenziale", e infine la pagina MySpace di Enduring Poetry, atto performativo e nuova forma di reading portato avanti da Molinaroli con l’apporto della stessa AssCultPress. Per quanto riguarda i SUS, qui la loro pagina MySpace, con i primi quattro pezzi che entreranno a far parte del loro primo album di studio, di prossima uscita. Buona lettura, buon ascolto e… procuratevi questo ep!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.