“Keep your feelings in memory”: Franco Battiato (1945-2021)

Non ho mai avuto l’occasione di recensire su queste pagine un disco di Franco Battiato, eppure ho ascoltato la sua musica con assiduità in tutti gli anni della mia “avventura” di musicista, fin dagli inizi: ascoltato ed amato, ma questo va da sé. Non avete idea di quanto mi piacerebbe scrivervi uno di quei pipponi mega-tecnici, pieni di dettagli, spiegoni e curiosità, e sviscerare tutto il mio amore attraverso l’analisi: potrei magnificare l’artista coraggioso che era in grado di fondere armoniosamente canzone all’italiana, canzone d’autore e sperimentalismo elettronico, l’avanguardia musicale e il minimalismo, la techno e i dervisci rotanti, i bonzi buddisti e il passo incerto delle aquile, Fleur Jaeggy e Manlio Sgalambro; parlare di quei testi entrati nella mitologia della musica italiana, che affascinano e incantano, e di tutte quelle parole desuete che fanno capolino in almeno ognuna delle sue canzoni, le illuminazioni nascoste anche nel più (apparentemente) insignificante dei passaggi musicali; cercare di spiegare a parole quanto la sua musica, personale e innovativa, avesse per me una fortissima componente epica, collettiva, fosse qualcosa di più di una banale “canzone d’autore”; o ancora scomodare il misticismo, la spiritualità, le filosofie orientali, tutte cose di cui, lo confesso, so molto poco.
Però negli anni ho capito che non tutto l’amore si spiega, che non tutto si esprime a parole (solo una minima parte, perché il tutto è più della somma delle sue parti); e allora, certo, mentirei se dicessi che non ho pensato a molte delle cose elencate poc’anzi, ma preferisco essere onesto e dire come per me alla fine il ricordo di Battiato risieda soprattutto in quella cover de
L’Era del Cinghiale Bianco che non pubblicherò mai, nel lucore dell’estate su una spiaggia solitaria che poi altro non è se non la colonna sonora di infiniti pomeriggi passati insieme a mio fratello, in un verso di Venezia-Istanbul che mi ricorda sempre mio nonno con la sua radiolina intento ad ascoltare la telecronaca del campionato di calcio alla domenica, e nell’animale che ciascuno di noi si porta dentro, in quel suo desiderio appassionato e irrealizzato, nella lucida e dissacrante ironia incontrata al Magic Shop, e soprattutto nell’immagine di quel maestro che ha insegnato, a me come a tanti altri, quant’è difficile trovare l’alba dentro all’imbrunire.




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