Piccoli consigli musicali pre- natalizi: "Karl Marx Was A Broker", omonimo EP di debutto dei Karl Marx Was A Broker

È quasi natale e magari sotto l’albero qualcuno, che non l’avrebbe mai immaginato, troverà una sorpresa: Karl Marx Was A Broker, intesa come affermazione, ma anche, nello specifico, come nome di questo duo pistoiese, Marco al basso e agli effetti e Gianluca alla batteria. Il loro primo EP omonimo, registrato nello scorso novembre, è breve ed incisivo come una scheggia impazzita: cinque sole tracce, minimali nei titoli (la parola Marx seguita da un numero identificativo), interamente strumentali nella sostanza ma accompagnate da testi destinati alla lettura, incentrati sull’alienazione nelle nostre società e la necessità (di cui più volte si è parlato anche qui) di un reale cambiamento di “direzione” nella società: che poi questo debba coincidere o meno con gli auspici di Marx è un’altra storia, e probabilmente qui è anche fuori luogo parlarne, o se non altro esula dagli obiettivi di questo “consiglio musicale”. Dunque, perché dovreste ascoltare i Karl Marx Was A Broker (d’ora in avanti, KMWAB)? Batteria e basso sono un’accoppiata che, almeno come base di partenza, ha già fatto la “fortuna” di numerose band, primi tra tutti quegli ZU del sound dei quali l’esperienza KMWAB è certamente debitrice; l’idea dei testi in accompagnamento a brani strumentali, per “completare” e arricchire le sensazioni da questi offerte, può risultare bizzarra e magari non è neppure l’ultima novità; e certo, di musicisti davvero capaci è pieno il mondo. Ma quello che rende davvero particolare questo progetto è l’incontro- scontro da cui scaturisce il suono, quello tra due mondi abbastanza lontani come coordinate che nei KMWAB deflagrano in maniera inattesa: c’è l’incredibile potenza dei bassi, gli effetti e le loop station che mai fanno avvertire la mancanza di uno strumento più smaccatamente melodico come la classica chitarrona, della quale sembra sempre non si possa fare a meno in un gruppo rock che si rispetti, con un effetto a tratti decisamente “metallico” e a tratti estremamente “jazz”, ma mai ostico; e c’è un drumming che sembra discendere direttamente da una certa esperienza post-punk, new wave e disco, con qualche spruzzatina di funky. Un mix inatteso, che costituisce il punto di forza del sound proposto dalla band pistoiese. I brani si susseguono agili all’ascolto, dall’esordio trascinante dell’Intro, che sfocia in una melodia trascinante, agli impervi cambi di tempo di Marx 1, dettati da una serie di fantastiche variazioni al giro di basso; dalle pesanti distorsioni alternate allo slap di Marx 4 a quell’eccelso ibrido di tutte le sonorità sopra citate che è Marx 5, arricchita da un breve quanto significativo tema del basso che finisce per stamparsi nella memoria (o almeno, nella mia…) insieme alle straordinarie armonizzazioni dell’ultima parte del brano (realmente da applausi, ve lo dice uno che tenta di suonare il basso da anni…), fino all’ultimo episodio, Marx 6, in perenne bilico tra rumore e melodia, con una grande sovrapposizione di linee di basso che, anche se mi duole ripetermi, non fanno rimpiangere l’assenza di altri strumenti nella line- up della band. Può anche darsi che la rivoluzione non cada esattamente in cima alla lista dei vostri interessi, o che nutriate un’istintiva antipatia per Marx, che fosse o meno un broker; può anche essere che non abbiate, a cose normali, la forza di volontà per accostarvi ad un progetto di musica interamente strumentale per quanto accompagnata dai succitati testi; potreste nutrire un’innata antipatia per la commistione di asprezze metal e armonizzazioni jazzistiche accozzate a ritmiche disco/ punk/ funky; tutto può essere, il mondo è bello perché vario. Però, e in questo consiste il consiglio, io credo che una possibilità ai KMWAB andrebbe concessa, senza alcun timore di restare delusi. Perché, comunque, non accadrà: la gamma di riferimenti e ispirazioni, pur estremamente ampia, è efficacemente filtrata dalla sensibilità e dal gusto musicale dei due, e il risultato è comunque personale e “straniante” quanto basta, per quanto condotto all’interno di strutture evidentemente molto definite e ben elaborate, guidate dall’incedere solo apparentemente schizofrenico delle linee di basso, cui si somma una batteria ora incalzante, ora come presa a rincorrere i pattern ritmici del bassista, ora svincolata e libera di “disegnare” e riempire i vuoti a colpi di riverberi. Informatevi, ascoltate, scaricate l’ep della band, peraltro disponibile in download gratuito dai loro siti (leggasi più in basso), e fatevi una vostra opinione; e soprattutto seguite con attenzione questo nuovo progetto che in futuro, date le ottime premesse, non potrà che regalarci nuove interessanti evoluzioni… anche se questo è un discorso che mi sento di fare per molti altri gruppi, abbandonati nel mare magnum di internet a tal punto che l’eco della loro voce finisce per perdersi in cotale vastità. L’augurio è che, stavolta come in altri casi, questo non accada e i KMWAB ottengano lo spazio e l’attenzione che certamente meritano.

Approfondimenti: I Karl Marx Was A Broker, di contro alla loro recente formazione, vantano già una grossa presenza in rete. Qui trovate il loro sito ufficiale, da cui per ora si può soltanto giungere al loro MySpace (dove trovate lo streaming dei brani dell’ep, ed il link per il download gratuito) o inviarl loro una mail; qui ecco la pagina Facebook della band, e qui la pagina su last.fm con, di nuovo, i brani disponibili per l’ascolto. Ah, dimenticavo: qui il canale YouTube da cui ho pescato i video presenti all’interno del post. Buon ascolto!!!

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