"Milk" (G. Van Sant)

MilkNon entrate in sala per vedere questo film aspettandovi l’ennesima conferma di una ricerca stilistica sempre interessante ed originale come quella cui ci ha abituato Gus Van Sant. Questo film, pure molto personale, non rappresenta soltanto un ulteriore passo sulla strada di sperimentazione che da sempre contraddistingue l’opera dell’autore in questione. Milk racconta gli ultimi otto anni di vita di Harvey Milk, divenuto, da semplice impiegato, prima commerciante nel quartiere gay di San Francisco, Castro, poi agitatore del movimento per i diritti degli omosessuali ed infine uomo politico, primo politico dichiaratamente gay a rivestire un’importante carica pubblica, quella di Supervisor (l’equivalente dei nostri consiglieri comunali) nella città di San Francisco. Il film all’inizio sembra "affrettato", poi frastorna con un montaggio che accosta paratatticamente i vari momenti della storia, dando l’impressione di procedere per fatti “slegati”, e segue progressivamente la carriera di Milk, nei suoi aspetti privati e in quelli pubblici, per poi concludersi con un finale innvervato di più tipiche tensioni da "biopic", genere cui comunque l’opera si ascrive, per quanto nobilitato in questo caso da un montaggio davvero intelligente, che mette in parallelo gli ultimi istanti della vita di Milk e del sindaco Moscone con la fredda follia del loro assassino, il consigliere dimissionario Dan White (che si difenderà dall’accusa di omicidio parlando di squilibri chimici dovuti all’abuso di merendine, e di insoddisfazione nella propria vita sessuale, culminata in un gesto di violenza atroce). Un finale già preannunciato sin dall’inizio del film, tanto è ovvio che la forza e l’influenza raggiunti da Harvey Milk fossero tali da metterne a rischio la vita. Il grande merito artistico del film è da ricercarsi, più che nelle scelte registiche originali o innovative (ma lo stesso Van Sant è conscio di questo quando ammette che la sceneggiatura reclamava un taglio di regia un po’ più piano, più “tradizionale” del solito), che vengono meno per lasciare spazio alla lucidità, ad un ricordo a tratti commosso (e commovente) ma sempre lucido e non agiografico, nelle interpretazioni di Penn, che ci restituisce un Harvey Milk “umano”, vivo e vibrante, con la sua bontà ed il suo cinismo, col suo idealismo e il suo realismo politico, un uomo tutt’altro che monodimensionale (il rischio di certi biopic è in fondo sempre quello di appiattire i personaggi su dei tipi) e nelle interpretazioni degli altri attori, tutte Harvey Milkdavvero all’altezza della situazione (vedere Josh Brolin per credere, per quanto avessimo già avuto conferma delle sue capacità nel bello e controverso W. di Oliver Stone), e che lasciano trasparire nella recitazione tutte le tensioni e le speranze di quei giorni: Milk però è un film importante, oserei dire quasi importantissimo, soprattutto per quelli che sono i suoi contenuti, per le parole importanti che si rincorrono lungo la pellicola e trascinano con sé gesti importanti. Ai più forse sembrerà scontato parlare di diritti umani fondamentali, ma la vicenda di Milk, che risale ormai a trent’anni fa, e le vicende cui ogni giorno assistiamo ci dimostrano l’esatto contrario, e cioè che spesso ancora oggi, anche nel liberale (?) occidente, questi diritti, queste libertà sono tutt’altro che indiscutibili (ed indiscusse) e richiedono ancora la presenza d’animo, lo sforzo, la lotta che richiedevano nel passato ricostruito nell’opera di Van Sant. Milk è un film importante perché insegna come di lottare non si debba mai smettere, per evitare che tutto ciò per cui si è lottato vada perduto, e con esso tutto ciò che siamo e in cui crediamo. “Se una pallottola mi sfonderà il cervello, che distrugga pure ogni porta chiusa”, dice Harvey Milk. Io spero che queste porte, ora chiuse, siano presto definitivamente abbattute. Harvey Milk apriva i suoi comizi con una frase divenuta celebre: “Sono Harvey Milk e sono qui per reclutarvi tutti”. Lasciatevi reclutare.

Altre recensioni le trovate qui e qui. Buona lettura

8 Risposte a “"Milk" (G. Van Sant)”

  1. Prima che questo film entrasse nelle sale italiane credevo fosse un capolavoro, ora leggendo molte recensioni mi sto facendo un’altra idea, ora non mi resta che vederlo.

    ely

  2. @cinescopio: beh, non so se si possa definire un capolavoro, di certo è un ottimo film e, come scrivevo nel post, un film importante. Grazie per la visita, e ripassa quando vuoi!

    @DellaRocca: vallo a vedere, vallo a vedere! Ora vado a spulciare il link che mi hai lasciato. Grazie anche a te, e ovviamente ti estendo l’invito, già fatto a cinescopio, a tornare quando preferisci. Ciao! 🙂

  3. Il film è andato a vederlo ieri sera Caracolita, e mi ha detto essere davvero bellissimo, con un Sean Penn in stragrandissima forma. Non me lo perderò, pertanto ^^

  4. Alla fine ieri sera sono andato a vedermelo da solo. Ho pianto fino alla disidratazione, e TUTTO il cast, e non solo l’inarrivabile Seean Penn, ha dato prova di grandissima arte.

    Un plauso particolare va al selezionatore del cast, che mglio, secondo me, non avrebbe davvero potuto fare.

  5. @tullia65: è vero, è un film che non si dimentica facilmente. Grazie per la visita, torna quando vuoi! 🙂

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