Nuova recensione per "Il Perfezionamento Dello Spreco"

Il Perfezionamento Dello SprecoSiamo lieti di riportarvi il link ad una nuova recensione ottenuta dal nostro album "Il Perfezionamento Dello Spreco", una recensione… un pò particolare. Stavolta non si tratta di critici paludati o webzine di musica, ma di altri musicisti (un pò come accade per le "recensioni" che trovate abitualmente pubblicate su questo blog, scritte non da un critico nè da un giornalista ma soltanto da un appassionato): l’idea è quella di "darsi spazio" a vicenda, per farsi conoscere e apprezzare anche da altri al di fuori delle nostre piccole cerchie. Così, dobbiamo ringraziare Mauro Sommella, voce/chitarra/armonica/testi/malattie mentali, come lui stesso si autodefinisce, della band napoletana Lev, che avete già incontrato su queste pagine. Quindi, leggete le righe che seguono come si legge un tipo un pò "differente" di recensione, scritta con attenzione ai contenuti, alle idee, alla sostanza e non con superficialità e in modo sbrigativo, come sempre più spesso accade sui siti specializzati, al contrario della cultura che si è sempre cercato di diffondere su queste pagine virtuali… senza contare che il parere di Mauro ci lusinga davvero, davvero tanto. Se desiderate leggere la recensione nella sua forma originale, cliccate il blog dei Lev; altrimenti, continuate qua sotto… buona lettura!

Un incontro virtuale con il Laboratorio Musicale Aperto EOS che ci ha fatto scoprire un album notevole e una persona a cui va tutta la nostra stima. Inauguriamo nel migliore dei modi quella che si spera essere un’appasionata serie di recensioni "dal basso".

Quello del Laboratorio Musicale Aperto EOS è uno dei pochissimi progetti attivi in Italia che tenta – ambiziosamente – di superare i rassicuranti confini delle sette note intrecciando la propria produzione musicale con la letteratura, la performance teatrale, alcune suggestioni cinematografiche, l'(auto)analisi sociale e la critica politica con la P maiuscola. Sperimentando, quindi, nuove soluzioni sonore e attingendo a piene mani sia dai rumori della vita di tutti i giorni che dalle grandi opere artistiche del passato. Sulle spalle l’eredità pesante di una certa avanguardia rock degli anni 70 alla Faust, alla Residents e alla Battiato, attualizzata anche grazie ad un utilizzo sapiente della tecnologia digitale che sfocia in una produzione a bassa fedeltà molto consapevole dei propri mezzi. Il perfezionamento dello spreco, che con questo titolo omaggia l’opera di Marcuse e la critica della società consumistica della Scuola di Francoforte (e ben si sposa anche con la foto di copertina di Chris Jordan), è il primo album composto e registrato da Demetrio Scelta, già co-autore di Agosto, e da Alessio Chiappelli, che mette in campo, tra le altre cose, una voce eclettica ed espressiva.  Si parte subito con una citazione dal John Cage più impertinente per approdare alla Tragedia delle foglie, dove un atmosfera alla Bachi da pietra o alla Massimo Volume incontra un testo di Bukowski lasciando subito trasparire un attenzione particolare per i testi che segnerà tutto il lavoro, soprattutto nelle sue parti originali. Un basso pulsante alla Joy Division caratterizza invece Mirò e precede un’inaspettata cover degli Afterhours. Splendida l’interpretazione che i due danno di Lilicka (In luogo di una lettura) di Majakovskij così come Consapevolezza, dove ritmiche mediorientali intervallano le liriche crude e profonde di Demetrio. Ancora spazio alla voce di Alessio nel divertissement di Eufonia e subito dopo lo spaesamento di Tentativi di Fuga, si approda alla Paralisi della Critica, il pezzo forte di tutto il lavoro, dove la sosta è obbligata e l’unico sbocco possibile è una definitiva Alienazione, cupa ed ossessiva. “L’Italia è una repubblica fondata sulle veline”, “qualcuno pretenderà i diritti sullo sfruttamento della paura prima o poi, oppure già l’incassa” “Benvenuti nella società senza opposizione”: sono gli annunci gelidi che avrebbe urlato un Giovanni Lindo Ferretti se non avesse mai vissuto la guerra fredda. Il tutto mentre i ritmi e i rumori della società industriale, magnificamente immortalati dai primi dischi degli Einsturzende Neubauten, si sgretolano per fare spazio all’elettronica e alle manipolazioni digitali.  Un disco che è un inno alla presa di coscienza delle potenzialità inespresse, allo sguardo critico su tutto ciò che ci riguarda da vicino, alle forzature ed al coraggio. Un disco molto bello, da ascoltare e poi da riascoltare almeno tre volte. Un disco con i piedi ben piantati nella propria epoca e lo sguardo rivolto verso un orizzonte sempre più offuscato dalla sete di profitto, dal trionfo del voler apparire a tutti i costi, dall’incapacità di mettere in piedi un’alternativa che muova da istanze collettive. Un disco che, di sicuro, non è in cerca di colpevoli ma di responsabili.

(Mauro Sommella, link diretto)

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