January Round-Up, or: healing through music

Primo Round-Up di questo 2022, e cominciamo subito con un gruppetto di pezzi/ascolti che potremmo centrare attorno all’idea della musica intesa come un processo di guarigione: qualcosa si spirituale, se vogliamo. Il 2022 si preannuncia già molto interessante, musicalmente parlando, anche se partiamo con un brano che, in realtà, viene dritto dritto dallo scorso anno…

I can Wait non è infatti una nuova canzone dei Low (fa parte come immagino saprete del loro ultimo, splendido album, HEY WHAT, di cui ho parlato qui e ovviamente qui), ma di nuovo c’è che lo scorso 4 gennaio ne è stato pubblicato il video e niente, ve lo lascio perché possiate vederlo. Realizzato dal filmmaker Manuel Aragon, di base a Denver, per usare le parole della band il video segue “five people bogged down by the realities of their world dream of better life”. Questo video è anche un buon modo per ricordare che HEY WHAT è candidato al Grammy nella categoria Best Engineered Album (Non-Classical) , un giusto riconoscimento allo stupendo lavoro operato dal producer BJ Burton al quale si deve una bella fetta del recente sound di Sparhawk e Parker.

Se volete fare un’autentica esperienza del Bello, vi segnalo questo meraviglioso Tiny Desk (Home) Concert della magnifica Esperanza Spalding, che ripropone una selezione di brani del progetto Songwrights Apothecary Lab (ne avevamo già parlato qualche mese fa): Formwela 3, Formwela 4, Formwela 8 e ancora la reprise della prima traccia costruiscono nella loro successione una strepitosa progressione a metà strada tra il jazz intimista, le ritmiche diseguali, l’invocazione (quasi)religiosa e un senso di laicissima meraviglia di fronte all’umano e al suo posto nel mondo. La Spalding ha una voce che è proprio di un altro pianeta, e il suo approccio al contrabbasso è a metà tra il virtuosismo, la vocalizzazione del suono e la sostanza quasi mingusiana di alcune soluzioni (penso all’accompagnamento diseguale e al tempo stesso pieno di groove di Formwela 3). In generale, si tratta di 20 minuti di pura beatitudine musicale (e non solo): suoni e atmosfere che fanno bene allo spirito, un flusso inesausto di invenzioni, idee ed emozioni, musica allo stato puro; un’esperienza, prima ancora che un semplice ascolto. Provate ad andare direttamente al duetto tra la voce della Spalding e il sassofono di Aaron Burnett, verso gli undici minuti del video (per non parlare di quello che viene dopo), e mi saprete ridire.

Per caso a gennaio mi sono imbattuto in questo singolo della cantautrice americana Lizzy McAlpine, terzo estratto dall’album Five Seconds Flat in uscita il prossimo 8 aprile. Confesso di esser stato attirato dal video soprattutto per la presenza del buon Jacob Collier, che ha anche contribuito musicalmente a uno dei singoli precedenti (Erase Me, cui presta le sue meravigliose armonizzazioni vocali): ma sono rimasto ad ascoltare perché la McAlpine ha una bellissima voce, uno stile assolutamente personale e All my ghosts è un brano leggiadro, frizzante e deliziosamente indie-pop, con qualche sprizzata di vocalità più soul piazzata al punto giusto per attirare la mia attenzione. Il video poi è una chicca, terzo anello di una vera e propria storia costruita attraverso i videoclip dei due precedenti singoli, Doomsday ed Erase Me, tutti opera del videomaker Gus Black: la voce e le immagini raccontano con trasporto i beati anni del castigo, gli amori falliti e quel senso di irrimediabilità che sempre avvolge l’adolescenza (i think there’s good in you somewhere i’ll hang on ‘til the chaos is through, canta in Doomsday, e chi ha il diritto di stabilire che certe cose a un certo punto smettano di essere importanti?). Tutto molto bello, e Lizzy McAlpine ha una gran voce: provate ad ascoltare, e di sicuro vi fermerete anche voi.

(English version) By chance in January I came across this single by the american singer-songwriter Lizzy McAlpine, the third one from the Five Seconds Flat album out on April 8th. I confess that I was attracted by the video above all for the presence of the great Jacob Collier, who also contributed musically to one of the previous singles (Erase Me, to which he lends his wonderful vocal harmonizations): I came for Jacob but I stayed for the music, because McAlpine has a gorgeous voice, an absolutely personal style and her songwriting in this beautiful song called All my ghosts is graceful and delicate, three minutes of an inspired and delightfully indie-pop with some notes of soul placed at the right point to catch my attention. The video is also a small gem, the third episode of a three-part story built along with the videoclips for the two previous singles, Doomsday and Erase Me (all the clips are directed by the videomaker Gus Black): the voice and the images convey the blissful years of adolescence with transport, with all the failed love stories and that sense of irremediability that always envelops those years (I think there is good in you somewhere I will resist until the chaos is over, sings Lizzy McApline in Doomsday, and who has the right to say that certain things and certain feeling cease to be important at some point in our life?). The songs are beautiful, the videos are beautiful, and Lizzy McAlpine has a great voice: have a listen, and you also will keep hanging around.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.