April Round-Up: All that you can’t leave behind

L’attesa per il quarto lavoro di studio dei Moderat, More D4ata (anagramma di Moderat 4, per proseguire nella fortunate seria numerica cui il trio berlinese ci ha abituato), è prossima a concludersi, e l’album vedrà la luce questo venerdì 13 maggio: il 1 aprile scorso, Sascha Ring, Gernot Bronsert e Sebastian Szarzy ci hanno dato un ulteriore assaggio del lavoro con il brano More Love, che trovate qua sotto. More Love è un pezzo sognante, di un romanticismo notturno, guidato dalla voce di Ring che intreccia un mantra ripetendo il verso “Back against the lost you love” nei ritornelli: una canzone su ciò che si è perso, e su ciò che dovremmo sempre saper custodire. Pochi i bpm, che si incollano direttamente al cuore e ne cambiano il ritmo: l’attesa per l’album è tanta ma fortunatamente è agli sgoccioli.

L’album di debutto della cantante irlandese Siomha (della quale avevamo già parlato qui) è stato pubblicato lo scorso 22 Aprile. Realizzato da Siomha in collaborazione con Martin Atkinson Borrull e prodotto da Tyler Duncan (già vecchia conoscenza di questo blog per i The Olllam, di cui si è parlato a più riprese, e per il lavoro con Antwaun Stanley), Infinite Space è un crogiuolo di musica folk, jazz, pop e kosmische musik di cui Fly! rappresenta un’ideale compendio: la levità soul delle parti cantate, strofe e soprattutto ritornelli, dominate dalla vocalità insieme eterea e graffiante di Siomha, sono contornate da una costellazione di sonorità “esplose” che va dalla delicatezza del jazz al prog e fino alla musica cosmica più suggestiva (ascoltare il bridge per credere). Contributo essenziale viene fornito dai bassi di Joe Dart, sempre imprevedibile, dal drumming discreto e funzionale di Louis Cato (coadiuvato da Michael Shimmin dei The Olllam alle percussioni) e dal lavoro di rifinitura e produzione di Tyler Duncan, come sempre notevole.

Del nuovo album di Lizzy McAlpine qui abbiamo parlato abbondantemente negli ultimi mesi, ma dato che ormai l’album è la fuori (e la mia recensione prima o poi lo raggiungerà, anche se non so prevedere quando) non farà male ricordare che lo scorso 8 aprile, in occasione della pubblicazione del lavoro, la cantautrice americana ha dato alle stampe anche questo ultimo singolo, Hate to be lame. Realizzato con il contributo (sia vocale che in fase di scrittura) di FINNEAS O’Connor, meglio noto per essere la seconda metà creativa coinvolta nel lavoro di Billie Eilish (di cui è il fratello, come tutti saprete), Hate to be lame è una ballad con un testo molto, molto bello e che parte come un duetto voce e piano, leggermente screziato da piccoli suoni insoliti e vagamente elettronici: un episodio di profondo trasporto emotivo, nel quale di nuovo ci si avvita romanticamente attorno ai temi dell’amore, delle scelte, del destino, di tutto ciò che sarebbe stato diverso se le cose fossero andate in qualche altro modo per un puro accidente del caso ( “It’s always in the back of my mind/ Maybe my mistakes are the reason/ That I made it back to you in time/ If I could rewind/ Would there be some butterfly effect?/ What if we never met?/ What if the stars never aligned?”). Se aprile è stato un mese romantico? Sì, direi che lo è stato.

(English Version) Recently, here we’ve talked a lot about Lizzy McAlpine‘s record here, but since the album is out there now (and my review will reach it sooner or later, even if I don’t know when) it won’t hurt to remember that last April 8, on the occasion of the publication of the work, the American singer-songwriter also released her latest single, Hate to be lame. Wrote and sung together with FINNEAS O’Connor, best known for being the other creative mind involved in the work of Billie Eilish (well, as you all know they’re in fact brother and sister), Hate to be lame is a ballad featuring beautifully written lyrics and that starts as a moving voice and piano duet, slightly mottled by small unusual and vaguely electronic sounds: an episode of profound emotional transport, in which we again romantically twist around the themes of love, choices, destiny, everything what would have been different if things had gone some other way by pure accident of chance (“It’s always in the back of my mind / Maybe my mistakes are the reason / That I made it back to you in time / If I could rewind / Would there be some butterfly effect? / What if we never met? / What if the stars never aligned?”). If you are wondering if April was in fact a romantic month, well, yes, I would say it was indeed.

Dei Waves & Waves ormai ho parlato più volte su questo blog (ad esempio qui e qui), quindi chi segue queste pagine li conoscerà: lo scorso 8 Aprile il duo composto da Matt Saladino (tastierista, music producer, writer, artista e chi più ne ha più ne metta) e Jake Reed (batteria) ha dato alle stampe What We Need Now, un nuovo singolo. What We Need Now è quella che la band su Instagram ha definito “a power ballad celebrating the power of love” (tema quanto mai importante in giorni come quelli che stiamo vivendo): il brano pesca da sonorità pop decisamente anni ’80, inserendo una linea melodica suonata al sax da Alex Budman sul bellissimo accompagnamento del piano elettrico di Kait Dunton e proponendo un duetto vocale tra Saladino e Danielle De Andrea (anche coautrice del brano). Il resto lo fa la melodia, assolutamente catchy, e l’ottimo lavoro della sezione ritmica composta da Reed e dal basso elettrico del grande Sean Hurley. A questo punto sorge spontanea la domanda per la band: a quando un lavoro sulla lunga distanza?

(English Version) On these pages we wrote several times also about Waves & Waves (for example here and here), so those who follow these pages will know them: on April 8 the duo composed by Matt Saladino (keyboardist, music producer, writer, artist and so on) and Jake Reed (drums) has released the new single What We Need Now. What We Need Now is what the band on Instagram defined “a power ballad celebrating the power of love” (a very important theme in days like the ones we are living, I dare to say): the song has a distinctive 80’s pop sound, featuring a melodic line played on sax by Alex Budman over the beautiful accompaniment of Kait Dunton‘s electric piano and proposing a vocal duet between Saladino and Danielle De Andrea (also co-author of the song). The rest is done by the catchy melody and, of course, the excellent work of the rhythm section composed of Reed and the great Sean Hurley. Waiting for a complete album, you could listen to this beautiful ballad and you will surely not be disappointed.

Concludo con una nota se vogliamo più “spensierata”, ma che ci sta sempre bene: questo aprile 2022 è stato anche il mese in cui abbiamo scoperto che la mia serie tv preferita, Cory and the Wongnotes, sarebbe tornata per una seconda stagione. Chiaro, non dovete immaginarvi una normale serie TV: Cory and the Wongnotes era un album del grande Cory Wong (ne parlavamo qui con la dovuta ricchezza di particolari) per il quale ogni brano era accompagnato da un episodio video, fatto di una parte fiction, di interviste ai musicisti e di una parte “live”. Il ritorno del buon Cory e dei suoi Wongnotes significa quindi un nuovo album della band: intitolato Power Station e pubblicato lo scorso 29 Aprile a nome però del solo Cory Wong, l’album vede la band affiancata da una marea di ospiti di altissimo livello (sto probabilmente usando un eufemismo), tra i quali mi limito a citare Victor Wooten, Nate Smith, Mark Lettieri, Joey Dosik e Béla Fleck. In attesa di una recensione completa del disco (che immancabilmente arriverà), vi lascio con il primo episodio di Cory and the Wongnotes (Season 2), una spassosissima parodia di un noto programma di cucina declinato però in una spassosa versione “bassistica”. Così, tanto per stuzzicarvi l’appetito.

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